Sindrome di calimero: vittimismo costante
La sindrome di Calimero porta frequentemente a queste affermazioni: “E’ un’ingiustizia!”. “Tutti ce l’hanno con me!”. Queste sono le tipiche esclamazioni del pulcino nero diventato famoso in un carosello televisivo nel lontano 1963; ma sono anche i pensieri di chi è costantemente afflitto dalla sindrome di Calimero, dal vittimismo, ovvero da chi percepisce ogni evento come negativo e/o sfortunato.
Sindrome di Calimero: le persone
Le persone che soffrono della sindrome di Calimero sono estremamente pessimiste, hanno sempre paura di sbagliare, temono il giudizio altrui, si lamentano costantemente (tra sé e sé e con gli altri) di quanto la vita sia difficile, di quanto si sentano incapaci o non all’altezza delle situazioni che sono costretti ad affrontare. I sofferenti della sindrome di Calimero oltre alla lamentazione costante, prolungata e indiscriminata, la tendenza dei “Calimeri” è quella di sminuirsi ogni volta che gli viene fatto un complimento, di squalificare i successi che ottengono, di attribuire la colpa dei propri insuccessi ad altri, di focalizzarsi sui propri difetti e di dare scarso valore alle proprie capacità, opinioni e idee.
Sindrome di Calimero e autostima
Queste caratteristiche rientrano appieno in un quadro di bassa autostima che genera grande sofferenza e spesso impedisce ai Calimero di realizzarsi nelle aree di vita principali. L’afflizione vittimistica ha un impatto determinante sulle scelte compiute da chi la patisce, sulla modalità di percepire emotivamente le relazioni con sé e con gli altri e sui copioni comportamentali messi in atto per gestirle. È come se le persone che accusano la sindrome di Calimero si trovassero bloccati in una posizione da cui faticano a schiodarsi, perdendo l’occasione di “fare i conti” con i propri limiti e le proprie risorse e per sviluppare nuove abilità grazie ad uno stile di vita fatto di responsabilità, impegno, disciplina e flessibilità.
Da un lato la deresponsabilizzazione dona sollievo e discolpa, dall’altro condanna alla schiavitù del soccombere, rende la libertà un miraggio, fa sfuggire di mano le redini della vita ogni volta che sembra di poterle afferrare, punisce con relazioni malsane dominate dal carnefice di turno… già, perché sono le vittime a creare i loro stessi carnefici, innescando una vorticosa relazione in cui i ruoli si scambiano e alla lunga nessuno sa più chi è dei due.
Come guarire dalla sindrome di Calimero?
Guarire dalla sindrome di Calimero è possibile smettendo di dare la colpa agli altri, all’universo, alla sfortuna, ma evitando al contempo anche di incolpare sé stessi. Siamo il frutto della nostra storia passata, ma è sempre possibile “aggiustare il tiro” ed orientare il romanzo della nostra vita verso un nuovo capitolo. Dare una chance all’autostima di essere rafforzata è già esso stesso un segno di autostima. La concessione di una possibilità. Una mano tesa a sé stessi pronta a donare aiuto.