Come aiutare gli anziani a superare i disagi psicologici causati dall’emergenza corona virus?

In questa emergenza gli anziani sono senza dubbio una, se non la, categoria più a rischio e non soltanto a livello medico. A causa delle numerose, anche se giuste, limitazioni molti di loro si trovano ancor più soli ed isolati di quanto avviene normalmente. Spesso in questi giorni di grande difficoltà molte persone non solo miei pazienti ma anche amici mi hanno riportato questi loro pensieri … “è vero i miei genitori devono stare soli, è giusto ed è più sicuro per loro…la farmacia può portargli le medicine e il supermercato la spesa.

Ma a livello psicologico come stanno veramente, cosa pensano, quali sono le preoccupazioni che hanno, con quali pensieri vanno a dormire e con quali paure si svegliano? Ma soprattutto io figlio/a cosa posso fare? Quali sono le parole giuste per farli sentire tranquilli? Cosa fare per farli sorridere e sedare i loro timori? Non è semplice dare risposte senza rischiare di cadere nella banalità, nel già detto, in ciò che è scontato ma ho deciso di provarci pensando “ma tu che sei nella stessa situazione di molte di queste persone cosa stai facendo? ”Il consiglio è quello di non alimentare l’isolamento ma cercare per quanto possibile di contrastarlo. In questo senso, mantenere i contatti con i familiari è essenziale non solo per mantenere buono il loro umore e aiutarli a trascorrere le giornate, ma anche e soprattutto perché non si lascino andare. Sapere che le persone care non li hanno dimenticati ma sperano, come loro, che la quarantena finisca per poter finalmente passare del tempo insieme li aiuta a non perdere la speranza. Vediamo in concreto però quali sono alcuni piccoli accorgimenti che possiamo adottare:

La quotidianità

Aiutiamo i nostri cari a costruire una quotidianità diversa che valorizzi le piccole azioni e momenti. I piccoli gesti e le abitudini vivono di spazi e tempi differenti: il rito della colazione, le grandi e piccole abitudini, la cura del nostro corpo, la lettura dei quotidiani (senza sovraesporsi eccessivamente a notizie ansiogene), la pausa caffè, il preparare i pasti, l’organizzare il tempo da dedicare ad un buon film o alla lettura di un libro. E’ probabile che abbiano già una quotidianità regolare ma, in questo particolare momento, aiutiamoli a ridare ad ognuna di queste attività dignità e tempo.

Gestire le emozioni negative
Quando proviamo emozioni negative la percezione della realtà può cambiare di molto. Normalmente un buon modo per liberarsi dal carico di emozioni, che comprensibilmente si agitano dentro di noi in questi giorni, è innanzitutto quello di riconoscerle per quello che sono (ad esempio: mi sento spaventato o mi sento triste) e poi provare a lasciarle andare, senza tentare di risolverle, controllarle o nasconderle. Ascoltiamoli quindi nella espressione delle loro paure e preoccupazioni, lasciamogli il tempo dello sfogo e aiutiamoli a comprendere che è normale avere certi pensieri e certe paure ma chiudiamo questo sfogo in uno spazio di tempo limitato e poi portiamoli verso altri argomenti. Avere il tempo dello sfogo li aiuta a liberarsi (è vero poi noi la assorbiamo…. Ma noi abbiamo maggiori strumenti per disintossicarci).

Presenza costante

La nostra presenza deve essere costante. Andiamo a trovarli tutte le volte che possiamo rispettando naturalmente tutte le restrizioni e le precauzioni necessarie. Se siamo lontani e non è possibile andarli a trovare chiamiamoli regolarmente nell’arco della giornata condividendo con loro la nostra quotidianità. Chiamiamoli inventando scuse, raccontando anche cose banali riguardanti noi i colleghi di lavoro, i nipoti e qualsiasi cosa possa venirvi in mente.

Riduzione del tempo davanti alla TV a guardare notizie

Essere bombardati di informazioni dalla mattina alla sera più che rassicurarci rischia di aumentare il carico cognitivo e di conseguenza la sensazione di essere costantemente sotto pressione, in allarme e in pericolo.  Meglio limitarsi a consultare le fonti ufficiali, evitare il passaparola e aggiornarsi una o due volte al giorno sull’evolversi della situazione.

Chiedere il loro aiuto   

Dal momento in cui invece è cruciale riuscire a ritagliarsi momenti durante i quali non pensare all’emergenza, parlare d’altro, fare altro quello che possiamo fare è chiedere il loro ‘aiuto’ attraverso piccole richieste (la pasta fatta in casa, una crostata, l’orlo in un pantalone) che li facciano sentire utili e impegnati.

La gentilezza

Abituiamoci ad essere gentili con loro in modo particolare e in questo momento ancora di più. La gentilezza è lo strumento che ci permette di potenziare la nostra capacità di essere pazienti. E la pazienza in questo particolare periodo è la più necessaria di tutte le virtù. Portiamo loro un fiore una piccola pianta quando passiamo a salutarli… un piccolo gesto gentile e loro avranno qualcosa di cui prendersi cura.

 

“Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare”. Madre Teresa di Calcutta

 

DOTT.SSA LARA FARINELLA – PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA